Di seguito il link dell’intervista a Tgcom.
Giovanni Assi (Unimpresa) intervistato da TGCOM24 – OLTRE …
Il bubbone rischia di esplodere in tempi brevi, nel giro di pochi giorni, e, in particolare, dopo il 15 ottobre, data in cui diventa obbligatorio essere in possesso del Green pass per recarsi al lavoro.
Le aziende ancora oggi sono nel caos più completo e questo dovuto ai numerosi “buchi” presenti nel DL e soprattutto dagli importanti oneri che graveranno sulle imprese, le quali si troveranno un carico economico e soprattutto organizzativo da dover fronteggiare.
Come se non bastasse vi è un ulteriore caso, quello che riguarda coloro che usufruiscono del reddito di cittadinanza, i quali sono in attesa di occupazione. Sono più di un milione i percettori del sussidio, ma circa 170mila non hanno effettuato il vaccino e, di conseguenza, non hanno ottenuto la certificazione verde. Che significa tutto ciò in termini pratici? Il governo ha deciso che qualora il beneficiario del reddito privo del Green pass dovesse accettare un’offerta di lavoro dopo il 15 ottobre, nonostante non sia nelle condizioni di lavorare, non perderà l’assegno. Una scelta che ha fatto storcere il naso a molti.
È pur vero che l’assenza ingiustificata dal lavoro comporterà il mancato pagamento dello stipendio, ma questa condizione non verrà registrata come un rifiuto a lavorare. In altre parole, si creerà una disparità con gli altri lavoratori, perché il beneficiario del reddito continuerà a percepire il sussidio che, è bene ricordarlo, si perde quando si rinuncia per tre volte a una proposta di occupazione. “Nel caso in cui queste persone venissero chiamate a lavorare e rinunciassero decidendo di non vaccinarsi e di non sottoporsi a tampone – ha dichiarato al quotidiano Il Messaggero Giovanni Assi – risulteranno comunque assunti a livello giuridico, anche se non percepiranno lo stipendio per tutto il periodo di occupazione previsto dal contratto. In questo modo non perderanno il diritto al sussidio, pur continuando di fatto a non lavorare”.
Siamo di fronte a un’anomalia pericolosa, che potrebbe mandare in tilt l’intero sistema e creare problemi alle piccole aziende con carenza di organico. A lanciare per primo l’allarme è stato il Codacons, che spinge per estendere l’obbligo di Green pass a coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza. L’associazione che tutela i diritti dei consumatori è insistente su questo punto, ma, almeno per il momento, il governo non ha intenzione di intervenire. Eppure il numero di persone coinvolte in questo paradosso del sistema è considerevole. Analizzando i dati dello scorso mese di agosto sono un milione 220mila i cittadini italiani che percepiscono il reddito di cittadinanza, mentre 135mila sono le persone che usufruiscono della pensione di cittadinanza. La grossa mole di beneficiari, in mancanza di interventi concreti, potrebbe creare un cortocircuito da cui sarebbe difficile uscirne.